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“Ceneri”, il poema visivo della Compagnia franco-norvegese Plexus Polaire

Mara Marchi 5 anni fa
Le maschere della Compagnia Plexus Polaire
Fonte: Ph di Kristin Aafløy Opdan

Ispirato al romanzo “Prima del fuoco” dello scrittore Gaute Heivoll, “Ceneri” è la terza creazione della Compagnia franco-norvegese Plexus Polaire che il Teatro di Rifredi presenta per la prima volta assoluta in Italia da venerdì 8 a domenica 10 febbraio. Fondata nel 2008 dall’artista norvegese Yngvild Aspeli, Plexus Polaire mette in scena un forte teatro visivo con attori in carne e ossa, marionette a grandezza d’uomo, piccoli burattini, oggetti in miniatura, proiezioni e musiche originali.

Oltre che da Yngvild Aspeli, la Compagnia è composta da sei artisti associati tra cui: l’attore-burattinaio Pierre Tual, l’attrice-burattinaia e costruttrice Polina Borisova, il musicista Guro Skumsnes Moe, compositore dei materiali sonori di tutte le creazioni. Il team creativo mescola diverse nazionalità e tutti gli spettacoli sono creati tra Francia e Norvegia. Il desiderio è quello di sviluppare scambi artistici e utilizzare il teatro di figura come veicolo della creazione, oltre i confini della lingua e della cultura.

Lo spettacolo

Norvegia anni ‘70: piccoli villaggi e foreste sono devastati dal fuoco appiccato da un giovane piromane figlio di un pompiere. Ai giorni nostri uno scrittore che ha perso l’ispirazione, bambino all’epoca dei fatti, decide di scrivere un libro su quegli episodi. Da qui nasce l’incontro/scontro di due storie che si intrecciano e di due intimità torturate, una dal fuoco, l’altra dall’alcol. Due esseri tragicamente ordinari che scricchiolano sotto gli assalti dei loro demoni. L’alcol e il fuoco sono le due bestie che divorano il cuore dei due protagonisti, incapaci di resistere alle loro pulsioni. Pur essendo completamente immerso nelle atmosfere tipiche della letteratura nordica, l’universo di “Ceneri”  sembra non sprofondare mai nel buio totale, perché è spesso solcato da improvvisi lampi di tenerezza e rinascita, che non lasciano indifferenti né per l’impatto visivo delle immagini né per la forza del racconto.

Curiosità

Yngvild Aspeli si è formata alla Scuola Internazionale ‘Jacques Lecoq’ e alla Scuola Nazionale delle Arti della Marionetta di Charleville-Mézières, sviluppando un universo visivo dove le piace mescolare dolcezza e crudeltà. Lei stessa considera i pupazzi e le marionette elementi astratti, in grado di esprimere in maniera diretta delle sensazioni, degli stati d’animo che difficilmente si manifestano con le parole. Mettendo la collettività al centro della sua ricerca poetica, Aspeli decide di lavorare intenzionalmente  con delle marionette in quanto rappresentano per lei il doppio o la riproduzione di un essere umano. Cercando di sviluppare la relazione tra esse e gli attori/marionettisti, si evince come, a un certo punto, non si sa più chi manovra chi, evocando numerose riflessioni fisiche, psicologiche e sociali. Così, ponendo l’umanità al cuore della sua indagine, propone agli spettatori  un approccio di auto-osservazione.

Info su: http://www.teatrodirifredi.it/

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