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Weekend nel Chianti Classico, tra arte, storia e ospitalità senza tempo

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Il Chianti è una regione famosa in tutto il mondo: dolci colline, ottimo vino e splendidi borghi medioevali. Turisti da ogni parte del globo affrontano svariate ore di aereo per visitare questa sub-regione della Toscana. Quanto la conosciamo noi italiani? E quanto la conoscono gli stessi toscani? Tra olio, vino e cascine storiche scopriamo una zona dove la cultura dell’ospitalità perdura da millenni.

Il Chianti dei castelli e dei borghi: le tappe da non perdere

Non solo vino: il Chianti è una zona ricchissima di arte e storia, a cavallo tra due città simbolo del Rinascimento: Firenze e Siena. Queste colline hanno visto il passaggio di vicende umane millenarie, che partono dagli etruschi e arrivano fino ai giorni nostri, alle coltivazioni moderne del Chianti Classico e alla nuova filosofia di turismo “lento”, diffusasi in contrasto con l’arrivo del turismo di massa negli ultimi trent’anni.

I borghi e i castelli arroccati sono parte integrante del paesaggio del Chianti, luoghi dove le lancette si sono fermate secoli fa, tra le strade di ciottoli, le antiche chiese affrescate e le piccole casette in pietra. Paesi come Greve in Chianti, Castellina in Chianti, Gaiole, Volpaia, Castelnuovo Berardenga e tantissimi altri sono dei veri e propri scrigni di arte e storia, imperdibili durante un weekend tra le colline anche grazie alla breve distanza tra un paese e l’altro.

Tra le tante attrazioni culturali presenti nel Chianti Classico una menzione speciale la merita il bellissimo castello di Brolio, che dal 1141 domina una collina solitaria a pochi km da Gaiole in Chianti. Per secoli il castello è stato uno degli avamposti più meridionali di Firenze, grazie alla sua posizione strategica a soli 20 km da Siena. Battaglie e distruzioni hanno reso Brolio una summa degli stili architettonici della storia toscana, fino all’ultima grande ristrutturazione avvenuta nell’Ottocento secondo il gusto dell’epoca.

Da secoli il castello appartiene alla famiglia Ricasoli, che qui produce una delle più note etichette di Chianti Classico. Dagli splendidi giardini all’italiana la vista si perde lungo i filari delle vigne fino all’orizzonte, dove è possibile scorgere il profilo di Siena. Qui è possibile effettuare degustazioni in cantina, fare tour guidati del castello e mangiare i raffinati piatti dell’Osteria di Brolio, dove la cucina contemporanea si sposa alle storiche etichette di famiglia.

Vino e ospitalità: la lunghissima storia di Dievole

Nel Chianti la storia dell’ospitalità ha radici profondissime, nate dalle antiche stazioni di posta, dalle grandi cascine e dalle osterie. Ognuna di loro aveva come elemento comune il vino, nelle diverse fasi di produzione conservazione e (soprattutto) consumo. Una tradizione che ha unito per secoli persino le bellicose contrade toscane. Con l’esplosione del turismo nella regione, le antiche cantine hanno deciso di aprire le proprie porte all’hospitality, creando esempi virtuosi di convivenza tra i ritmi della campagna e le necessità del turista italiano e internazionale.

Nascono così luoghi come Dievole, una tenuta agricola risalente addirittura al 1090, anno in cui due fattori ottennero un ettaro di terreno con un baratto consistente in sei monete lucchesi, tre pagnotte e due capponi. Quell’appezzamento di vigneti venne chiamato Dievole, dal latino “Dio Vuole”.

A Dievole si producono alcune eccellenze enologiche del territorio toscano, tra cui il Chianti Classico DOCG Sangiovese al 90%, che qui vinifica in cemento e invecchia per 12 mesi nel legno di rovere francese non tostato. Novecento Chianti Classico Riserva, nato per celebrare i 900 anni di storia dell’azienda, ne è divenuto l’icona. Sangiovese al 95% vinifica per 17 mesi nelle botti di rovere non tostato e ben 6
mesi in bottiglia, permettendogli di diventare una riserva dalla forte personalità.

Alla secolare storia della vinificazione, sopravvissuta ancora oggi nella produzione di Chianti Classico nei 600 ettari della tenuta, si aggiunge quella dell’ospitalità con il Dievole Wine Resort: poche camere arredate con cura, nel rispetto dell’antica struttura in pietra e delle distese di vigneti e boschi visibili dalle finestre. Della filosofia del luogo fa parte anche la cucina, curata dalla chef Monika Filipinska all’interno di Novecento, il ristorante interno a Dievole.

Non solo vino: a Dievole è presente anche un’importante produzione di olio. Il suo Olio Toscano Igp 2021 si è da poco aggiudicato il massimo dei riconoscimenti tra gli oli toscani da parte della Guida Oli d’Italia 2022 del Gambero Rosso, ossia il Premio Speciale “Miglior Olio Toscano Igp”  

Non solo Rinascimento: l’arte contemporanea nel Chianti Classico

Quando parliamo di Toscana parliamo di Rinascimento, di grandi nomi dell’arte italiana e di dipinti, sculture e opere architettoniche conosciute in tutto il mondo. In realtà questa è una visione piuttosto limitata della regione, in cui trovano spazio anche grandi iniziative di arte contemporanea.

Nel Chianti Classico ad esempio, tra vitigni e boschi, sorgono vere e proprie oasi dell’arte: tra le più celebri il Parco Sculture del Chianti, a 10 km a nord di Siena. Artisti contemporanei da 26 Paesi diversi sono stati chiamati da Rosalba e Piero Giadrossi per realizzare un vero museo a cielo aperto, con sculture e installazioni in marmo, bronzo, neon e granito immerse nei boschi di Pievesciata.

Il connubio arte ed esperienza vinicola trova però la sua sintesi nel progetto Castello di Ama per l’Arte Contemporanea, realizzato nel 1999 da Marco Pallanti e Lorenza Sebasti, tenutari di una delle più importanti cantine italiane e grandi appassionati d’arte. Negli spazi interni ed esterni del castello le opere di grandi artisti come Anish Kapoor, Michelangelo Pistoletto, Daniel Buren, Louise Bourgeois e tanti altri dialogano con il paesaggio naturale e la storia del luogo.

Daniel Buren, Sulle vigne: punti di vista, 2001. Opera creata per Castello di Ama. Ph credits: Castello di Ama, tutti i diritti riservati

La filosofia di Ama sta proprio nel genius loci; l’applicazione del genio creativo e della capacità di trarre meraviglia dalla materia unita alla conoscenza e all’approfondimento di un luogo specifico. Così nascono le opere site specific distribuite in tutti gli spazi della tenuta, dalle cantine alle chiese, dai filari di vigne ai boschi.

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